Responsabilità sociale delle imprese

Per Responsabilità Sociale delle Imprese (e delle organizzazioni) o secondo l’acronimo inglese CSR, Corporate Social Responsability, si intende “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni interessate”.

Inserita nelle politiche europee con il Libro verde del 2001, attualmente la Strategia rinnovata della UE in materia di Responsabilità sociale delle imprese (RSI) prosegue con le indicazioni in materia di RSI contenute nella Strategia Europa 2020 e nel Piano D’Azione Imprenditorialità 2020.

Nella realtà imprenditoriale di oggi, adottare un approccio sostenibile è necessario e imprescindibile. Le istituzioni richiedono, come requisito principale, una maggiore attenzione alle problematiche sociali e ambientali in modo da sviluppare un business di successo. Le aziende, per adeguarsi a questi requisiti, stanno modificando il loro modus operandi cercando di elaborare iniziative sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale. Queste azioni rientrano nella responsabilità sociale d’impresa. Nel dettaglio, vediamo di cosa si tratta e perché sta diventando un tema così centrale.

Secondo la definizione fornita dall’Unione Europea, significa soddisfare le esigenze dei clienti e saper gestire contemporaneamente le aspettative degli altri stakeholders tra cui il personale, i fornitori e la comunità locale di riferimento. Questa politica include l’opportunità di ottenere benefici e vantaggi a livello di impresa e nel contesto in cui opera; inoltre è possibile avviare partnership vincenti tra aziende dello stesso settore o di settori differenti. Occorre sottolineare che esistono due dimensioni principali della responsabilità sociale d’impresa:

  • la dimensione interna comprende la gestione delle risorse umane, la salute e la sicurezza sul lavoro, l’organizzazione ambientale e infine la gestione delle risorse naturali coinvolte nel proprio business;
  • la dimensione esterna comporta invece grande attenzione verso le comunità locali, i fornitori, i partner economici, i consumatori, il rispetto dei diritti umani lungo l’intera filiera produttiva e i problemi ambientali mondiali.

Responsabilità interna

L’area di responsabilità interna comprende tutte le azioni interne all’attività che influiscono sulla strategia aziendale. In primo luogo quindi vi è la necessità di garantire un ambiente di lavoro piacevole per i propri dipendenti e fornire loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno, come: le gerarchie, le opportunità di carriera, l’equità dei pagamenti e la durata dei contratti. Riguardo la responsabilità interna, inoltre, sarà necessario interagire in maniera costruttiva con i sindacati e gestire ogni situazione in maniera efficiente.

L’immagine aziendale è fortemente influenzata dalla percezione dei propri dipendenti e dalle loro condizioni di lavoro. Se giungono reclami è bene discutere e risolvere queste situazioni il prima possibile, in quanto media o istituzioni potrebbero contribuire a diffondere un’immagine dell’azienda negativa.

Responsabilità esterna

All’area di responsabilità esterna appartengono, invece, tutte le azioni di un’azienda con effetti sulla società e sull’ambiente. Queste includono:

  • Una comunicazione chiara e sincera con i clienti. Le aziende sono responsabili dei propri prodotti e, soprattutto in caso di prodotti alimentari, devono informare i propri clienti chiaramente e correttamente circa la composizione del prodotto e la sua preparazione. Ugualmente, gli acquirenti devono conoscere la provenienza del prodotto e delle sue materie prime. Tutte queste sono informazioni che i clienti tengono fortemente in considerazione per fare le loro scelte d’acquisto.
  • La gestione responsabile della catena di approvvigionamento, in quando anche cooperare con partner commerciali moralmente discutibili potrebbe compromettere la propria immagine. Queste cooperazioni infatti non farebbero altro che supportare le loro politiche controverse.
  • La responsabilità verso le città nelle vicinanze dell’azienda. Le azioni dell’azienda non devono in nessun modo influire negativamente sulla qualità della vita dei residenti locali. Esempi negativi di questo tipo sono l’inquinamento acustico prodotto spesso dalle grandi fabbriche, l’inquinamento atmosfericodanni alla flora e alla fauna locali o, in altri casi, l’inquinamento delle acque. Problemi di questo tipo non solo danneggiano irrimediabilmente l’immagine dell’azienda, ma comportano anche gravi problemi con la legge.

All’area esterna, inoltre, appartengono anche le donazioni ad istituzioni o enti benefici. Queste possono essere concesse direttamente dall’azienda o essere legate ai beni venduti. Nel secondo caso una percentuale del profitto viene donata, contribuendo così non solo al miglioramento della propria immagine ma anche ad aumentare le entrate. In entrambi i casi, la beneficenza risulta proficua per gli interessati e per l’impresa.

Allo stesso modo le aziende possono sponsorizzare iniziative e associazioni che perseguono obiettivi di beneficenza. In questo modo le aziende migliorano la propria reputazione presso i residenti locali e non solo, in quanto si associano ad istituzioni, progetti o associazioni positive.

CHE COS’È L’IMPRESA ETICA

Un’impresa etica è un’azienda che fonda la sua attività su regole di condotta virtuose, come quelle esposte nel decalogo del Global Compact, curando uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

In questo modo, non solo trasmette fiducia e benessere e diffonde un’immagine credibile di sé, ma risulta anche utile a sé stessa, ai suoi stakeholders e alla comunità in cui opera.

Tra gli obiettivi perseguiti dalle aziende che basano la propria attività su un modello di business etico ci sono: sicurezza dell’ambiente di lavoro, sostenibilità ambientale, assunzione di responsabilità verso le generazioni future, miglioramento dei rapporti con le comunità locali.

QUALI SONO GLI STRUMENTI DI UN’IMPRESA SOCIALMENTE RESPONSABILE?

Un’impresa socialmente responsabile ha a disposizione diversi strumenti per svolgere la sua attività in maniera sostenibile anche dal punto di vista sociale e ambientale:

  • linee guida e certificazioni specifiche;
  • codice etico;
  • bilancio sociale;
  • marketing sociale;
  • CSR manager.

LINEE GUIDA E CERTIFICAZIONI SPECIFICHE

Delle linee guida e delle certificazioni fanno parte tutte quelle sigle composte da cifre e lettere che troviamo nelle dichiarazioni di conformità delle aziende di cui spesso ci chiediamo il significato. Rappresentano una sorta di controllo qualità, che dimostra che un’impresa stia effettivamente svolgendo la sua attività seguendo criteri etici e sostenibili.

Tra le certificazioni ritenute più affidabili ci sono:

  • SA8000;
  • OHSAS18001;
  • ISO14000;
  • ISO26000.

CODICE ETICO

È un documento redatto su base volontaria che stabilisce quali siano i principi e le modalità di condotta su cui l’azienda basa la sua attività. Tutti i soggetti coinvolti in tale attività devono farvi riferimento in ogni momento.

COSA SI INTENDE PER BILANCIO SOCIALE?

Quando si parla di imprese e della loro gestione viene subito da pensare al bilancio d’esercizio. Un documento obbligatorio per legge che si compila a fine anno che contiene tutti i dati economici riguardanti l’attività e mostra una fotografia dettagliata della situazione economica di un’azienda.

Il bilancio sociale è un documento che viene stilato su base volontaria dalle aziende che svolgono la propria attività in modo etico e desiderano dimostrarlo concretamente. Si tratta di uno strumento che ha lo scopo di rendicontare le azioni messe in atto nei confronti degli stakeholders di una determinata azienda, misurandone l’impatto.

Tra le voci che si possono trovare in un bilancio sociale ci sono:

  • l’impatto della struttura sul territorio;
  • il grado di coerenza tra mission, strategie, attività e risultati conseguiti;
  • la politica delle assunzioni;
  • l’accertamento della customer satisfaction;
  • le azioni compiute per garantire la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro;
  • le risorse impiegate per promuovere iniziative socialmente utili.

I vantaggi dell’adozione di un bilancio sociale sono diversi:

  • migliorare l’efficacia della comunicazione;
  • comprendere il ruolo svolto nella società civile;
  • rendicontare le azioni sociali dell’azienda basandosi su parametri quali utilità, legittimazione ed efficienza;
  • comprendere quale sia l’effettivo valore aggiunto prodotto e distribuito nei confronti degli stakeholder;
  • effettuare un’autovalutazione al fine di migliorare la qualità di prodotti e servizio, il rapporto con gli utenti, la sicurezza sul posto di lavoro, e così via.

Linee guida per la redazione del bilancio di sostenibilità

Oggi non esiste per legge un modello unico a cui attenersi, tuttavia le informazioni da rendicontare tra cui ambiente, comunità locale, personale, rispetto dei diritti umani, lotta alla corruzione attiva e passiva, seguono delle linee guida come quelle del Global Reporting Initiative.

Il GRI è una realtà nata proprio con l’intento di accompagnare le aziende nel comunicare l’impatto che queste hanno sulla sostenibilità (economica, ambientale e sociale). Le direttive coinvolgono sia l’aspetto processuale che di contenuto; il modello è largamente utilizzato in quanto adatto ad ogni tipo di organizzazione (intersettoriali e internazionali) e variabile secondo caso.

I contenuti della rendicontazione, anche se cambiano secondo esigenza, hanno degli elementi minimi in comune, tra cui la lettera agli stakeholder da parte del vertice aziendale; una nota metodologica, (tra cui redazione del report, processo di engagement ed analisi di materialità; il profilo dell’organizzazione (mission, offerta dei servizi e dimensione sul territorio, valori, organizzazione interna); la governance e strategia (informazioni sulla struttura di governo dell’organizzazione ed esplicitazione della strategia di sostenibilità) e la rendicontazione degli aspetti di materialità, che può essere scomposta per stakeholder (clienti, fornitori, dipendenti, comunità locale, ambiente) o per tipologia d’impatto (sull’economia, l’ambiente o l’aspetto sociale).

Bisognerà scegliere le giuste tematiche da snocciolare, rilevanti per gli stakeholder aziendali, non limitandosi al mero impatto sull’ambiente, ma tenere conto dell’influenza ambientale, sociale e governativa in un’ottica più ampia. Allo stesso tempo un altro punto da considerare è la trasparenza nella trasmissione di dati: l’obiettivo con cui si è partiti e il risultato soprattutto, indicando indicatori numerici che rivelino in modo chiaro le performance ottenute nel tempo.

Far certificare il bilancio di sostenibilità da terzi sarà sicuramente un modo per assicurarsi che le linee guida vengano mantenute, aggiungendo o eliminando dati ritenuti necessari o compatibili. Il bilancio dovrà poi essere aggiornato di anno in anno, non limitandosi ad un semplice report numerico ma fornendo un documento con un lessico comprensibile, fluido, curato nonché accattivante.

Bilancio di Sostenibilità: per chi è obbligatorio?

In Italia l’obbligo di rendicontazione è sancito dal D.Lgs. n. 254/2016 che ha recepito la Direttiva Europea 95/2014 rendendo obbligatoria la rendicontazione non finanziaria a tutte le aziende con un numero di dipendenti superiore a 500 e che in data di chiusura di bilancio abbiano soddisfatto almeno uno dei criteri che seguono:

  • totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiore a 40.000.000 di euro;
  • totale dell’attivo dello stato patrimoniale superiore a 20.000.000 di euro.

Tuttavia, seppur un documento obbligatorio solo per un numero contenuto di aziende in Italia, spesso il bilancio di sostenibilità viene redatto anche da coloro che non presentano l’obbligo ma che sentono la necessità di comunicare in maniera trasparente verso tutti i propri stakeholder.

Per chi diventerà obbligatorio dal 2021?

Dal 2021 la pubblicazione del Bilancio Sociale diventerà obbligatoria per gli enti del Terzo settore. Il documento di rendicontazione non finanziaria avrà caratteristiche e finalità simili al Bilancio di sostenibilità.
Questa novità interesserà:

  • gli enti con ricavi superiori ad 1 milione di euro;
  • le imprese sociali (ivi comprese cooperative sociali e consorzi) e i gruppi di imprese sociali (tenuti a redigerlo in forma consolidata);
  • Centri di Servizio per il Volontariato.

La rendicontazione attraverso le sei fasi

Dopo aver menzionato alcune regole generali a cui attenersi per la rendicontazione per cui si rimanda agli indicatori GRI per il dettaglio, può esser utile guardare con attenzione alle fasi che accompagnano tale documento.

Seguendo il modello GRI, infatti, redigere il report vuol dire svilupparlo attraverso 6 punti ad iniziare dalla mappatura degli stakeholder: trattandosi di un documento fatto ad hoc per gli stakeholder, tra le altre varie figure di riferimento è necessario identificare le figure chiave per valutare quali siano i destinatari da coinvolgere nella valutazione degli aspetti di materialità da rendicontare.

Il secondo passo è l’analisi di materialità interna, che consiste nello sviscerare gli aspetti di sostenibilità tramite un coinvolgimento del massimo rappresentante (o dei massimi rappresentanti) dell’attività in questione.

Segue poi un’analisi di materialità esterna, passo che si sviluppa tramite questionari, interviste o colloqui degli stakeholder chiave con lo scopo di arrivare ad una valutazione riguardo la rilevanza degli aspetti di sostenibilità.  La valutazione si ispira al modello GRI, ma può essere tuttavia integrato, come accennato, con altri elementi specifici in base all’esigenza, e quindi variabili. La cosiddetta matrice di materialità si configura come il punto finale del coinvolgimento con gli stakeholder per evidenziare gli aspetti che meritano maggior attenzione e quindi andranno messi nero su bianco nel bilancio di sostenibilità. Lo scopo è fornire utili strumenti alla realtà aziendale nel centrare gli elementi più impattanti in una duplice ottica sia di rendicontazione che di orientamento strategico.

La quarta fase prende il nome di definizione del cruscotto indicatori. Una volta evidenziati gli aspetti più rilevanti da rendicontare, si passa all’eseguire il “cruscotto indicatori”, aiutandosi con l’impostazione promossa dal GRI. Gli aspetti ottenuti dovranno essere descritti tramite un’introduzione dell’approccio gestionale (politica interna e procedure), un’argomentazione riguardo idonei indicatori qualitativi e quantitativi e attraverso una descrizione di precise iniziative.

Si può procedere ora con la fase numero cinque, la raccolta dei dati, processo assai delicato che impegna tutte le parti coinvolte, ognuna delle quali dovrà sviluppare attraverso dati numerici informazioni che provengono dal proprio campo di esperienza. Il lavoro di ognuno confluirà poi nel bilancio finale. Sesto ed ultimo passo per la redazione del documento, l’elaborazione di dati e testi. I dati numerici estrapolati vengono tradotti in un documento che sarà leggibile anche a terzi, attraverso un lessico preciso e scorrevole. Data la peculiarità dell’argomento trattato, spesso al documento integrale si accompagnano delle note di sintesi per precisi target (ad esempio i clienti, le istituzioni e così via).

MARKETING SOCIALE

Servirsi del marketing sociale può essere utile per far conoscere a clienti, aziende concorrenti e, più in generale, al mercato in cui si opera, le azioni compiute in ambito sociale ed ecologico, rafforzando così la propria immagine di impresa socialmente responsabile nei confronti di clienti, collaboratori, fornitori e concorrenti.

CSR MANAGER

Le aziende che vogliano migliorare la propria cultura aziendale e basare la propria attività sulla responsabilità sociale non possono fare a meno di affidarsi al CSR manager. Una figura con competenze trasversali, che ha la capacità di perseguire un modello di management sostenibile e traghettare le imprese verso una gestione moderna e responsabile, attenta alle esigenze sociali ed ambientali.

Cosa cambia, rispetto alle più diffuse pratiche manageriali e alle impostazioni condivise in dottrina, in presenza di una crisi economica come quella prodotta dal virus? Fino a che punto rimangono valide le compatibilità tra finalità economiche, sociali e ambientali?

Una crisi è sempre un’opportunità per una trasformazione. In questo contesto il cambiamento verso la corporate sustainability è un percorso sempre più obbligato e doveroso, che i mercati di consumo e finanziari dimostrano di apprezzare sempre di più, e che produce benefici nelle relazioni interne all’impresa, alimentando clima di fiducia, senso di appartenenza e motivazione. La ripresa dalla crisi pandemica costituisce una preziosa occasione per accelerare ulteriormente nella direzione della sostenibilità, puntando sull’integrazione di etica ed economia e su comportamenti responsabili delle nostre imprese. Innovazione e sostenibilità sono le leve per ripartire ed i programmi di politica economica internazionale puntano su questi fattori. Va, tuttavia, tenuto ben chiaro che, se parliamo di sostenibilità, non possiamo scindere la dimensione economica, da quella ambientale e sociale. Sono tre pilastri integrati e non scindibili. L’innovazione, inoltre, non deve guardare solo a prodotti e processi, ma anche all’organizzazione ed ai modelli di governo delle imprese. Uno sforzo ulteriore deve essere indirizzato all’applicazione di efficaci strumenti di comunicazione e rendicontazione della sostenibilità, che rispondano all’esigenza di stakeholder engagement nella prospettiva di una strategia aziendale pienamente integrata con i temi ESG, rilevanti per la generazione di valore nel lungo periodo.

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