La finestra di johari

La finestra di Johari è una matrice impiegata per spiegare la comunicatività tra le persone e nei gruppi. Elaborata da Joe Luft e Harry Ingham combina tra loro due dimensioni: la conoscenza che ognuno di noi ha di se stesso e la conoscenza che gli altri hanno di noi.

Elaborata da Joe Luft e Harry Ingham, la Johari Window, deve la sua denominazione dalle prime lettere dei nomi propri dei suoi autori. Essa consiste in una matrice che serve a spiegare la comunicatività tra le persone e nei gruppi.

La matrice non è altro che un quadrato, a sua volta diviso in quattro quadranti. Nella dimensione orizzontale viene riportata la conoscenza che ognuno di noi ha di se stesso: in particolare, il lato sinistro esprime la parte nota di se stessi, mentre quello destro la parte sconosciuta di sé. Nella dimensione verticale viene riportata la conoscenza che gli altri hanno noi: più precisamente la parte alta esprime ciò che di noi è noto agli altri e la parte bassa ciò che di noi è sconosciuto agli altri.

I quattro quadranti, quindi, sono:

  • I quadrante, in alto a sinistra, noto a sé e agli altri. Ci sono cose di noi stessi che conosciamo e che anche gli altri conoscono, cose evidenti legate al nostro aspetto, alla nostra età o cose che comunichiamo facilmente agli altri come idee, attività, ecc…. Questo quadrante rappresenta il nostro io aperto;
  • II quadrante, in alto a destra, ignoto a sé e noto agli altri. Ci sono cose di noi stessi che noi non conosciamo, non riusciamo a percepire, ma che gli altri percepiscono a causa di segnali non verbali, atteggiamenti inconsci o più semplicemente dell’impressione che diamo loro. Quest’area rappresenta il nostro io cieco;
  • III quadrante, in basso a sinistra, noto a sé ignoto agli altri. Ci sono cose di noi stessi che conosciamo, ma che non vogliamo che gli altri sappiano, cose che comunichiamo con difficoltà di noi stessi o che non vogliamo si vengano a sapere. Questo quadrante è il nostro io nascosto;
  • IV quadrante, in basso a destra, ignoto a sé e ignoto agli altri. Ci sono comportamenti e motivazioni che non sono noti né a noi stessi, né agli altri: si tratta della parte più inconscia di noi che né noi, né gli altri sono in grado di vedere. È questo il nostro io sconosciuto.

Queste aree non sono delimitate in modo rigido. Ad esempio, posso decidere di comunicare qualcosa che appartiene al mio io nascosto: quest’area, allora, si rimpicciolisce. Quando due persone si conoscono cresce il primo quadrante, mentre si riducono gli altri. Questa regola vale anche in un gruppo, al crescere della fiducia tra i membri dello stesso.

Le interazioni tra i vari quadranti permettono di individuare quattro tipi di rapporti:

  • comunicazione aperta, quella che riguarda l’io aperto di due individui;
  • informazioni che trapelano o vengono comunicate in modo involontario, riguardano l’io aperto di un individuo e quello occulto di un altro individuo;
  • confidenze o sfoghi, quando l’io aperto di un individuo entra in contatto con l’io inconscio di un altro individuo;
  • contagio emozionale, riguarda l’io inconscio di due individui.
Conoscersi significa man mano estendere il quadrante in alto a destra, riducendo gli altri. Anche in un gruppo la fiducia reciproca si sviluppa gradualmente, con l’estendersi del quadrante in alto a destra. Ecco le finestre di un gruppo appena formatosi e di un gruppo affiatato. Nel primo si tasta il terreno, si dice poco. Man mano si passa alla configurazione del secondo, dove si è disposti a dire di più.
La finestra si applica sia alla comunicazione verbale che a quella non verbale e ai comportamenti individuali e sociali. L’io aperto si mostra con gesti volontari, modo di vestire, atteggiamenti pubblici. L’io inconscio e l’io occulto si rivelano con atteggiamenti involontari ma ben decifrabili da chi ci osserva. Il modello è utile per comprendere le dinamiche di gruppo, ma anche per rapporti a due, per discutere, per negoziare.
Sia nei rapporti a due che nei gruppi la matrice è in evoluzione perché può tendere ad ampliare l’arena, se il clima è sereno, incoraggiante, fiducioso, o a ridurla a favore della facciata, se il clima è formale, burocratico, diffidente, autoritario. Un buon maestro, un consigliere, un leader può fare da facilitatore per estrarre contenuti dall’io ignoto e far raggiungere buoni livelli di consapevolezza. Autorivelazione e feedback sono due dinamiche chiave: l’una per “smascherare” i propri aspetti segreti, l’altra per ascoltare chi ha da dirci qualcosa su di noi o per cogliere segnali di consenso o dissenso, accettazione o rifiuto.

Esercizio di gruppo
E’ adatto a gruppi oltre le 15 persone, e se ne può fare anche un gioco di società. Ogni partecipante ha 2 fogli di carta bianchi. NON SCRIVE IL SUO NOME.
Foglio 1. Scrivi cose che sai del tuo intimo ma nascondi agli altri (io occulto).
Foglio 2. Scrivi cose che noti degli altri, di cui sei sicuro che non si rendono conto di comunicarle (io inconscio).
Raccogliere in due mucchi separati i fogli 1 e 2. Mescolare i fogli di ciascun mucchio in modo che nessun foglio sia collegato a una persona particolare.
FOGLIO 1 (IO OCCULTO)
Leggere a voce alta esempi a caso del fg. 1 e classificarli alla lavagna per argomento insieme col gruppo di partecipanti. Che cosa tendiamo a nascondere?
 
FOGLIO 2 (IO INCONSCIO)
Leggere a voce alta esempi a caso del fg. 2 e classificarli alla lavagna per argomento insieme col gruppo di partecipanti. 
 
Che cosa tendiamo a vedere negli altri, di cui non si rendono conto?
Analizziamo la relazione fra i due elenchi. Gli esempi sono differenti? Esistono zone in cui pensiamo di nascondere sentimenti e informazioni, ma in realtà essi “trapelano” e si manifestano agli altri? Quali vantaggi e svantaggi ci possono essere nel rivelare agli altri ciò che teniamo nascosto? A rivelare agli altri le loro zone inconsce?
Aiutiamo il gruppo a riconoscere che l’uno non può rimuovere le sue zone inconsce se l’altro non gliele rivela. Per vedere una persona, ce ne vogliono due.

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